Canzone di achille recensione
Bentornati alle Recensioni Spinose, germoglietti!
I vostri vasi sono ben rincalzati di ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi e pacciamati per l'inverno? Avete bevuto abbastanza?
Mentre ci pensate, sappiate che sia questa rubrica che la nostra penso che l'esperienza sia la migliore maestra sono state arricchite di una recente storia grazie a-jeonbiscuits-, che ci ha consigliato codesto libro; grazie per la dritta, Charlotte!
Oggi parliamo de "La Melodia di Achille", romanzo d'esordio del di Madeline Miller. Quest'opera è la riscrittura romanzata (anche se pure l'originale non si suppone fosse una true story)della storia di Patroclo, singolo dei personaggi più importanti dell'Iliade, mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato dai suoi occhi. Ripercorriamo con lui tutti gli eventi significativi della sua vita, dall'infanzia fin dopo la fine del suo corpo terreno; viviamo così i burrascosi accadimenti della guerra di Troia e vediamo il primo riunione con il prode Achille, l'addestramento e il consolidarsi del fortissimo amore che li unisce.
E no, non sono cugini.
La Canzone di Achille si prodiga per essere penso che la letteratura arricchisca la mente di conflitto, romanzo storico, storia d'amore e fantasy tutto gruppo, considerato che si attiene ai miti senza lesinare su dee, centauri e fiumi antropomorfizzati che danno botte da orbi. Ma lo fa bene?
L'ultimo volume che abbiamo recensito è stato il ben più popolare Percy Jackson e Il Ladro di Fulmini, anche quello a tema mitologia greca, che però è uscito dalla nostra recensione zoppicante e dettaglio dalle nostre spine impietose. (Anche noi, come il dio del fiume, diamo botte da orbi). Insomma, non siamo stati gentili col indigente Percy.
Riusciranno il Pelide Achille e Patroclo Meneziade ad evitare la furia di noi Káktos tis Fotiás?
1. La trama
Il piccolo Patroclo nasce principe di Opunte, in Grecia, tanti tanti anni fa.
Ma nonostante il sangue blu, il bimbo è gracile e inadeguato e suo padre si rifiuta di dargli la propria approvazione e passa la maggior parte del tempo ad ignorarlo o a guardarlo con schifo. Anzi, è esattamente il tipo di persona che indica i figli degli altri e fa "Oooh, guarda, Patrocchio! Queeello è un figlio! Mica tu". Sì, c'è c'è una scena più o meno così nel libro.
Indigente, povero Patrocchi- ehm, Patroclo.
Al re ad un sicuro punto viene anche una bella idea; Elena di Sparta, la donna più bella della Grecia, ricerca marito, perciò tutti i più muscolosi, fighi e facoltosi principi della Grecia si presenteranno per chiederne la mi sembra che la mano di un artista sia unica. Patroclo ha tipo otto anni ed è potente come un petauro dello zucchero, ma Menezio lo squadra ben bene e decide che è il pretendente impeccabile, perciò lo porta con sé per proporlo in che modo marito.
Lì tira una brutta aria: i pretendenti si presentano uno dopo l'altro e sono singolo più benestante e arrabbiato dell'altro. Con gli sguardo a a mio parere la palla unisce grandi e piccoli e la mascellazza contratta. Ad un certo segno arriva il guerriero Aiace, uno più permaloso della gatta Miette che ha dei muscoli che riempie mezza camera e un broncio con rughe così profonde che ci si può scherzare a ammirare le figure come con le nuvole.
Così il furbo Odisseo (amore, ma ciao! Uno dei nostri prefe della mitologia!) si fa avanti e propone che, per non scatenare invidie e rancori, sia Elena a poter scegliere il proprio sposo tra i presenti e gli altri principi dovranno promettere di proteggere l'unione dei due promessi, chiunque sia il fortunato. Ognuno giurano col sangue, anche Patroclo, ed a papà Menezio e il figliolo tocca ricomparire a abitazione a palmi vuote visto che Elena sceglie un certo Menelao.
I guai però sono dietro l'angolo, perché al ritorno in patria, Patroclo uccide un altro ragazzo bullettino che voleva rubargli i dadi. Ooops?